Category : Riflessioni

Questo Lassie un pò acciaccato

E’ tornato fremente di gioia, ma incapace di scodinzolare. Ma è tornato a casa. Il padrone lo attendeva, stanco e impaziente di sorridere. Lassie aveva il pelo sporco dalle intemperie, ma il padrone non ha dato peso. Si sono corsi incontro, abbracciandosi per quanto la condizione poteva permettere. Poi sono entrati in casa, chiudendo la porta alle loro spalle. C’era una vita di cose da condividere ancora.

Quell’attimo che fugge tra le dita

Ne hanno parlato tutti. Poeti, scrittori, religiosi e senso comune. C’è un attimo in cui la vita ti scorre tra le dita e sembra di essere avvolti dall’idea che tutto stia per finire. E’ vero. Quell’attimo forse esiste. Ma te ne accorgi quando è ormai trascorso e ti è concessa la possibilità di raccontare. L’ho capito dopo lo schianto che non ho sentito, dopo l’incidente che non ricordo. L’ho capito quando i soccorsi erano intenti

Sogno o Disillusione

Immaginare. Chiudere gli occhi e sognare una vita diversa, una forza interiore che non c’è nel quotidiano. Più alti, più attraenti. Ricreare la nostra immagine e la nostra esistenza per colpire chi ci è a fianco. Immaginare. Sognare. Anche solo per un istante. Decidere di illuderci a vicenda per una o più sere, giocando un ruolo che non calza al nostro essere. E se mai un giorno ci toglieremo la maschera sarà nuovamente l’amarezza del reale a scivolare tra

Buona Pasqua

Buona Pasqua, a chi legge silenzioso, a chi si sofferma anche un istante, a chi vola via. Buona Pasqua, perchè c’è bisogno di rinascere, indipendentemente dalla fede. Buona Pasqua a chi vuole ricominciare, perchè i buoni progetti non si facciano solamente una volta all’anno, innanzi ad un brindisi di anno nuovo. Buona Pasqua per chi vuole rinascere, perchè non si perda la speranza di poter cambiare. Un tempo si credeva che il mondo fosse nato

Ma la zingara si sbagliava…

Ma la zingara si sbagliava, con le sue linee della vita. Così mi sono destata nel mattino dei 28 anni ed 1 giorno. Ripresi in mano vecchi diari di bambina, vecchi ricordi coperti dalla polvere del dolore, li ho sfogliati, uno per uno. Volevo ricordarmi di me. Ho scoperto e vissuto la mia vita e le emozioni. Osservando con la critica il mio sguardo di allora. Ho rivisto antichi volti, udito care voci, ascoltato vecchie

Pesce d’aprile

Pesce d’aprile, Per chi non vuole più credere che la vita può essere anche fatta di una risata. Una risata giusta e gustata fino in fondo. L’innocenza di uno scherzo che non vuole offendere nessuno. Pesce d’aprile, Per chiudere un istante gli occhi e oscurare la crudezza della vita, sollevarsi dal peso della realtà e dall’improcrastinabile responsabilità dell’oggi. Pesce d’aprile e vi farò una linguaccia, una smorfia da bambina. Perchè non è necessario essere adulti

Quell’insonnia dalla strana ricorrenza

Ci sono notti dell’anno in cui dormire è estremamente difficoltoso perchè la mente vaga ed i sensi rimembrano contro la tua volontà. Mi accade poco dopo l’inizio di primavera, quando ricorre la notte del mio incontro con la Notte vera. La Notte vera, quella che vidi nei tuoi occhi e mi chiarì su questa vita attraverso la tua paura. Resto sveglia, ogni anno, mentre il mio udito ricorda il rumore di passi e metallo, il mio olfatto quel

Guardiano assopito in un paesaggio silvano.

Guardiano assopito in un paesaggio silvano, è quiete, silenzio e canto di uccelli. Mi turba una pace invadente che implora al cuor di pensare e alla mente il tacere. Si piegano i rami al vento che lieve s’insinua tra i cespi d’erbetta. Eppure mi accorgo che l’erba è viva, sfiorando gli esili steli, è viva. Ripenso a quando, ridendo, lessi Ho incontrato la vita in un filo d’erba. Mi turba capire che diceva una strana verità. E’

Quel piccolo pensiero

Era una strana tradizione. Fuggivi a metà mattinata, per poi rientrare una mezz’ora dopo quatto quatto, per le scale del garage. La porta della cantina chiusa a chiave e la chiave nella tua tasca. Era un rito ormai conosciuto ma che ugualmente destava sorpresa, la dolce sorpresa di S. Valentino. Poi l’ora del pranzo: in pochi secondi, quando l’attenzione si spostava in cucina, riuscivi a fare una corsa fino alla cantina, aprire la porta, tornare

Ti ho perdonato

Ti ho perdonato, per il male che mi hai fatto. Perché la mia pelle si accorge che gli anni potranno portare cicatrici. Non ti perdono per spirito religioso ma per concretezza di vita. Piangi innanzi alla mia gioventù, per ciò che portiamo dentro e per il tempo che avrò per dimenticare. Tempo che tu non hai, ti aspettano giorni in compagnia dei tuoi rimorsi.