Impaglio fiasche, per un amor lontano…
Impaglio fiasche, per un amor lontano,
Perchè nel buio o nel silenzio, trovi sempre la mia mano…
Canta così, un’anziana signora china sulle sue ceste appena impagliate. Ha le mani ruvide di tempo e dolore, segnate dalle erbe palustri così docili e taglienti.
Lo sguardo è lontano, oltre la mia figura, oltre questa modernità alle mie spalle.
Si rincorrono automobili lungo la strada, suono del clacson e improperi, il fischio del vigile, le grida dei bambini fuori da scuola.
Impaglio fiasche, per un amor lontano,
Perchè nel buio o nel silenzio, trovi sempre la mia mano…
Mi ricorda l’immagine di mia nonna, con i suoi candidi capelli. L’anziana signora dalla bianca cresta raccolta. Mi immagino di sciogliere la sua pettinatura e vedo capelli lunghissimi. Candidi e lunghi, come la volontà di resistere alla caduta di ogni speranza.
Chi è il tuo amore lontano? E’ mai tornato? Perchè continui con questa cantilena, mentre la vita passa tra le tue dita e si fa utensile. Un figlio del tuo dolore che diverrà spettatore della felicità di case a te straniere.
Mi ha parlato di te il commesso del negozio del pane. Oggi ho scoperto il tuo segreto, quell’amore partito per una guerra non sua, al tempo dei ricordi in bianco e nero, quando l’affetto aveva un sapore dolce e saziava le anime affamate d’emozione.
Hai impagliato ceste, sedie, fiasche perchè al suo ritorno trovasse una casa ricostruita. La casa che avevano cancellato le bombe.
Tu lo attendevi, anno dopo anno, piegando quei giunchi docili e taglienti.
E lo attendi ancora, giorno dopo giorno, piangendo ricordi vividi ed ardenti.
Ho scelto la fiasca più piccola, per riempirla della tua storia, quando sarò lontana, ed ho lasciato la mia offerta nella cesta di paglia da te intrecciata.
Hai sollevato il capo volgendo su di me lo sguardo, ma non il pensiero. Hai accennato un sorriso, poi sussurrato:
Impaglio fiasche, per un amor lontano,
Perchè nel buio o nel silenzio, trovi sempre la mia mano…