La zingara
Ricordo una giovane gitana, anni fa, le sue vesti colorate ed i suoi capelli neri. Aveva un neo vicino all’occhio sinistro che dipingeva sul suo volto un’atmosfera misteriosa.
La ricordo come se fosse innanzi a me, in questo istante. Mi prese la mano e volle leggere il futuro che tenevo stretto in pugno. Voleva ringraziarmi per una semplice elemosina.
Non so immaginare la sua età, giovane ma adulta negli occhi. All’epoca pensai fosse ormai grande, oggi gli occhi del ricordo le donano non più di sedici anni.
Prese la mia mano e ne volse il palmo al cielo, poi lentamente percorse ogni sua linea, come a sottolineare parole di un libro scritto in lingua arcana, di cui era interprete e padrona.
“27 è il tuo destino” concluse dopo una lunga meditazione e parlò dei miei sogni e dei capelli che mai saprò accarezzare.
Si, 27 sino ad oggi è stato il mio destino. Il ventisettesimo giorno di un mese pazzo e pieno di vento.
Oggi però mi sorprendo a pensare a quel numero ed alle frasi della piccola gitana come ad un “1000 più 1000 non più 1000” biblico e sorrido.
Alla vigilia del Ventottesimo compleanno mi interrogo se il giorno appena sbocciato sia il mio Ventisette del destino, non più uno, nè più mille.
Sorrido e mi preparo alla nuova giornata, mentre chiudo il pugno, con dentro la mia vita.