Caro Professore
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Quando ripenso al giorno della mia tesi non si desta in me quella gioia sprizzante e cameratesca degli scherzi di fine corso di laurea. Era un 17 novembre, avevo scelto solo la presenza di pochi amici, i più cari.
Non c’era colui che veramente avrebbe gioito dell’evento, vedevo innanzi a me "quella" sedia vuota, anche se intorno erano sorrisi.
Caro Professore,
Solo lei fu quella spinta a continuare, a riprendere in mano la mia vita e ripartire da zero per la prima volta. Porto nel cuore le sue battute ed i suoi sguardi che tutto dicevano prima dell’arrivo delle parole.
Ricordo le sue mani durante la discussione, in esse cercavo consiglio, conforto, rassicurazione. Erano innanzi a me, sul tavolo bianco della commissione, intente a giocare con una penna nera.
Fu il mio primo successo insperato, fu il mio primo traguardo raggiunto.
E’ rimasto in me il desidero di rivederla ancora, per un grazie che non ho avuto la possibilità di dire.
Chissà se leggendo tra i milioni di pagine che esistono in internet potrà mai incontrare queste parole.
Anche se forse le aveva già comprese da quel sorriso. Il primo, che si affacciò sincero dal cuore.