Caro babbo….
Caro babbo,
chissà che cosa stai vedendo da sopra questa pioggia… a volte me lo chiedo. Come sarà il mondo visto da lassù? Cosa pensi vedendo dall’alto gli uccelli che tanto amavi osservare nei loro voli?
Lo sai che non mi vedrai nemmeno domani, non sarò nella schiera dei falsi afflitti, coloro che si ricordano dei loro morti solo nelle feste comandate e ti snervano l’anima con quell’odore di fiore così acuto che quasi pare appassito e marcio.
No, non ci sarò… come mai ci sono stata in tutti questi anni. Dieci, quasi undici. Sono sempre mancata a questo appuntamento.
Per me non sei dietro quel pezzo di marmo, per me non sei ossa abbandonate in un vestito bello. Per me sei me e vivo in ogni giorno.
Ti vedo nei miei occhi, neri quanto i tuoi, desiderosi di ridere e prendere in giro il mondo intero. Per me sei nelle mie mani, quando stringo il niente immaginando di tenerti per mano mentre cammino per le strade di Firenze, quelle che mi hai fatto conoscere negli ultimi nostri meravigliosi anni.
Per me sei in ogni gioia, in ogni dolore. E non c’è gioia che non faccia tanto male quanto quella che si scontra con la tua assenza, ma tu sei me… anche se alle volte è così difficile non poterti stringere, nè chiedere consiglio.
Babbo io non ci sarò domani, perchè ho sempre odiato tutti coloro che frequentano "il luogo dei morti" per farne il salotto annuale. Certe persone le criticavamo assieme, quanto tutte quelle che trasformavano una tomba in un mausoleo.
Sulla tua pietra c’è la Pietà che tanto amavi, e l’ulivo.. la tua vita. Nient’altro. Perchè non ho bisogno di scrivere il mio dolore, lo ricordo da sola.
Cerco i tuoi luoghi, quelli in cui hai vissuto, di cui mi hai tramandato un ricordo, una storia, ed ogni volta che ne vivo uno per la prima volta, rigorosamente da sola, immagino che tu sia lì… e parliamo di questa vita che cambia.
Quante cose sono cambiate babbo! Io continuo a non crescere e a non avere un futuro, alle volte mi impegno per maturare, ma tutto fallisce miseramente. Cammino da sola, cercando di sbattere la testa contro ogni muro, sempre più forte…
In casa c’è un batuffolo di pelo, che avresti viziato anche tu, come facesti con il coniglietto di quando ero bambina. Ogni volta che ne osservo le espressioni così buffe, penso che sareste andati proprio d’accordo, due contro mamma, come è sempre stato.
Caro babbo,
chissà che cosa avresti pensato seduto tra il pubblico di tutti quei concerti che non ho più evitato… a quante porte avresti bussato al mio posto per aiutarmi nel mio lavoro, quante lettere avresti scritto, quanto ti saresti impegnato ad imparare ad usare il computer!
Non ci sarò domani tra le schiere dei falsi afflitti. Camminerò per un sentiero di campagna, anche sotto una pioggia torrenziale…
Cercherò ancora la tua voce, ascoltando la semplicità della natura…
come mi insegnavi tu.