Quel piccolo dono venuto dal cielo…
Era stata tua nonna a chiamarmi qualche giorno fa. Non ci eravamo più sentite da quasi un anno, dal giorno in cui mi disse che ti avevano portato in ospedale e che ormai non restavano che poche ore.
Non ero riuscita a salutarti, perchè i chilometri che ci dividevano erano troppi per poterti raggiungere in una giornata. Non avevo più saputo niente di te, se non indirettamente: sapevo che avevi preso la strada già percorsa da mio padre, sapevo di avere una nuova parte del mio cuore tra le stelle.
Sapevo che non avevi voluto alcuna foto su quella lapide di granito, ma solo il profilo delle rondini, perchè avevi sempre sognato di volare.
Era stata tua nonna a chiamarmi qualche giorno fa. La sua voce tremava.
Sei Lavinia?
Non sono stata capace di rispondere, un nodo alla gola ed il pianto sono state la mia affermazione. La signora Agnese, dall’accento quasi ciociaro, quella nonnina che avevamo preso spesso in giro per il suo modo antico di porsi, per la sua estrema riverenza, mi parlava e piangeva con me.
Era tornata nella tua camera dopo alcuni mesi, con l’intenzione di mettere in ordine le tue cose ed aveva trovato un sacchettino sulla scrivania, un sacchettino piccolo ma ben impacchettato, con un bigliettino che portava il mio nome.
Era un piccolo pensiero per me, il tuo ultimo pensiero.
Tu, che adoravi non pensare, con cui avevo passato notti intere a parlare di sogni e di speranze. Tu che avevi paura di morire e cercavi in me la vita.
Avevi pensato a me anche in quei giorni, quando ormai non potevi più parlare, quando i nostri dialoghi erano fatti di gesti davanti ad una telecamera che collegava la mia stanza con la tua, separate da chilometri di distanza, ma presenti per quel desiderio ostinato di volerti stare vicino.
Ho parlato e pianto con quella nonnina, ricordato i momenti passati tutti e tre assieme, le ho promesso che andrò a trovarla per ricordarci assieme di quella persona che non può essere più nominata per riguardo e per rispetto, ma che i nostri cuori portano sempre con sè nel loro silenzio.
In quella telefonata mi aveva implorato di accettare quel pacchettino, non voleva tenerlo più perchè sapeva che lo avevi fatto comprare per me. Aveva deciso, così, di inviarmelo per posta.
E’ arrivato questa mattina, ho riconosciuto la tua scrittura ed ho pianto di nuovo, ho pianto fino a non avere più voce nè lacrime perchè è stato in quel momento che ho sentito nel cuore il dolore della morte. Di nuovo.
Ho sentito quella ferita che affonda nell’animo, il silenzio che distrugge il respiro, il vuoto. Ho realizzato solamente in quel momento che le nostre serate passate a parlare di nulla sono solo un ricordo lontano, così come il tuo sorriso e la tua r moscia.
Ho capito che mi manchi e mi mancherai per sempre; avrei voluto gridare, ma sarebbe stato inutile. Non ci sei, non ci sarai. Non ci sarai quando avrò voglia di scherzare, non ci sarai quando avrò voglia di piangere, non sarai lì a prendermi in giro per le mie piccolezze.
Non ti nasconderai più tra il pubblico, per mandarmi a tradimento le mie rose preferite, bianche e blu.
Non sentirò più la tua voce scorbutica che mi chiama pvincipessa.
Stringo tra le mani un pettine da borsetta con l’immagine di un gattino ed un segnalibro fatto a mano.
Sento che profumano di te, e della nostra vita.