C’era mio padre…
All’avvicinarsi dei 30 anni ho deciso di provarci ancora.
Tentare nuovamente di cambiare strada e tornare sui miei passi, quelli che avevo abbandonato per paura di soffrire, per paura di veder crollare i miei sogni; tentare e lottare con tutta la mia anima, per riprendere quel posto che io stessa avevo fuggito.
Il pubblico, le luci, la sala…
L’ultimo ricordo mi porta indietro di quasi 8 anni. Era il 2001: accompagnai la bara che portava via mio padre prima con la musica di Chopin, poi con l’Ave Maria di Schubert, la musica che aveva sempre amato.
Poi mi alzai dal panchetto e non tornai più in una sala, sotto le luci, di fronte ad un pubblico.
Qualche anno più tardi provai, ma all’aperto, quasi non un concerto, o non lo vivevo come tale. Accompagnata da chi mi dona sicurezza, riprovai la tensione e la gioia dell’attesa, l’oblio e l’estasi dell’estraniarsi dal mondo, ma ancora avevo paura.
Solo un anno fa, un incidente mi ha risvegliato dal sonno il desiderio di vivere. Riprendere a sognare. Destarmi da quello stato di vita vegetale fatta di impegni non miei.
Sono tornata su quel panchetto che avevo abbandonato, ho messo nuovamente le mani sulla tastiera ed ho ripreso a studiare.
Devo ringraziare chi non conosce la mia storia, ma ha accompagnato i primi passi di questa rinascita. Forse un giorno riuscirò a spiegare quanto importante è stata la sua presenza in un duo costruito improvvisamente.
Non avrei avuto il coraggio di ricominciare se avessi dovuto affrontare tutto da sola.
Ma ho camminato nuovamente nel mio mondo, l’altra sera, sentivo il tepore delle luci, l’affetto del pubblico in sala, la paura dell’errore e l’estasi del perdersi nella musica, la gioia di sentirmi viva.
Abbiamo salutato entrambi quel pubblico, con dovuti ma non sufficienti inchini.
E mentre sorridevo, il mio cuore batteva, picchiava forte nel petto perchè il mio animo lo sentiva: nella sera in cui tornavo a vivere, io lo so, c’era mio padre.
Brava Lavy!!! Spero tanto di porci essere anche io lì ad applaudirti un giorno!!