Stizzosa, mia stizzosa
Stizzosa, mia stizzosa
non vuoi proprio accettare che non posso essere con te in tutti i momenti che vorresti -e che anche io vorrei.
Dal tuo metro e venti, con quei capelli ormai castani -ma che ti ostini a chiamare dorrati- mi scruti con sospetto "Stai con me!" – mi imponi.
Vorrei, come vorrei, ma non posso restare a giocare con queste bambole di pezza (che forse divertono più me), non posso continuare a nascondermi per poi perdere e cercarti ancora; bussare alla tenda di cantina e sentirmi chiedere "Chi è?!?".
Se rispondo Heidi scoppi a ridere, ed io ti seguo, sedendomi sul pavimento. Mi do della scema da sola, ma non puoi sapere perchè.
Sono per te il mago, il drago, il principe o la spada. Siedo con te sul tappeto o su una panchina. Ti attendo sbucare dalle giostre e se non mi saluti ad ogni giro quasi ci rimango male.
Stizzosa, mia stizzosa
Con gli occhi scuri ed i capelli quasi biondi. Rufiana come una gattina. I miei doveri crollano quando mi chiami TZIA.
Ma questa sera non potevo restare al tuo fianco, ho cercato di spiegarti che sarei andata a far cantare un gruppo di persone, che si chiama "coro".
Ma tu non hai voluto ascoltare ragioni, hai voltato le spalle offesa, e ti sei allontanata stizzita, borbottando:
"Ho capito, ho capito…. preferisci coreggiare!"