Monologo di Follia
E vero: Sono pazzo.
Me lo urlano i vostri occhi quando mi vedete camminare per strada, perchè so camminare libero dalle convenzioni e dalle etichette. Me lo dice il vostro sguardo quando mi presento innanzi a voi, non lego con le vostre tradizioni, sono troppo fuori moda.
Sono troppo legato ad ideali, surreale. Credo nell’amore, nei principi azzurri e nelle principesse da salvare, ma non ho mai baciato nessuna giovane donna addormentata in una bara di vetro.
Ho amato fino a sfiorare le bare, ma quelle di legno. Ho amato fino a perdere ogni goccia di salvezza dell’anima, che piangeva ferite al cuore.
Ho amato e non ne ho mai fatto tabù del mio soffrir d’amore. Ho amato chi non esisteva, ho amato manichini rivestiti dei miei sogni, troppo lontani dalla banalità per poter essere paragonati alle passioni terrene.
Vivevo altrove, lontano dalle grida dei sensi, tanto da non averne bisogno. Mi era sufficiente quella percezione ultrasensoriale, quella che passa attraverso gli occhi chiusi e si fa sentire nelle viscere con brividi gelati e rattrappisce lo stomaco.
Ma mi riterrete pazzo, perchè non compro con i vostri denari oggetti vili di quotidiano. Io compro sentimenti pagandoli con dolore a peso d’oro. Un oro che sgorga dagli occhi e si riveste di luce, durante i pianti solitari innanzi al tramonto.
Quell’oro non lo conoscete. E’ lo stesso oro delle foglie di autunno, quelle che sono calde anche se cadono, perchè scaldate dall’ultimo raggio di sole.
Brucia il cielo al tramonto, brucia fino a scottare le iridi che bramano cieli lontani ed infiniti. Non ho pianto innanzi alle stelle, erano troppo statiche e distaccate dalla mia umanità. Ho pianto al tramonto, perchè è al tramonto che il sole ci ricorda che moriremo anche noi, ma una volta sola.
Chiuderemo gli occhi senza lasciare colori sgargianti su nuvole di panna, ma ferite aperte nell’animo di coloro per cui siamo stati quali fuoco d’artificio.