Un’idea che non sia pericolosa non merita affatto di essere chiamata idea
Oscar Wilde
Un’idea che non sia pericolosa non merita affatto di essere chiamata idea
Oscar Wilde
La pittura è poesia silenziosa
e la poesia è pittura che parla.
Simonide
Ha colto di sprovvista, così sincero e pacato. Come un grido. Ma la reazione è mista ad uno strano pianto, quasi liberatorio. Quella considerazione che giunge sperata ed inattesa. Muove pochi passi, quasi tremante, quel direttore che pareva un gigante nella sua musica, ed è così fragile al mondo. Aveva vissuto nell’armonia di parole non sue, cui aveva ceduto la propria anima per alcuni minuti, raccontando le sue gioie ed i suoi dolori nascosti. Lasciando
Era una strana tradizione. Fuggivi a metà mattinata, per poi rientrare una mezz’ora dopo quatto quatto, per le scale del garage. La porta della cantina chiusa a chiave e la chiave nella tua tasca. Era un rito ormai conosciuto ma che ugualmente destava sorpresa, la dolce sorpresa di S. Valentino. Poi l’ora del pranzo: in pochi secondi, quando l’attenzione si spostava in cucina, riuscivi a fare una corsa fino alla cantina, aprire la porta, tornare
Amore mio, salvaguarda il tuo cuore dall’amore perchè ferirà i tuoi occhi trasformandoli i goccia di rugiada che scivolerà sul candido volto al primo desio d’un sorriso che non torna. Fai correre l’anima tua lontano, che non possa sentire il canto di quelle sirene che illuderanno il cuore, fuggi con essa.. ove i prati non conoscono il tepore dell’amore, ma il sole dell’allegria. Non lasciare che sia la pioggia di malinconia a sfiorare la tua
C’era una volta una regina che credeva di essere pienamente padrona del suo cuore. Aveva deciso quando si sarebbe innamorata, di chi, quanto avrebbe amato, quando sarebbe fuggita. C’era una volta una bambina che credeva di giocare con infiniti burattini della sua mente e vi si specchiava, e vi si perdeva,… e non distingueva ormai più la sua realtà dal gioco. E’ rimasta solo una donna senza meta e senza nome. Muove le mani come
Bisognerebbe tentare di essere sempre felici,
non foss’altro per dare l’esempio
Jacques Prevert
Ricordo, sul lieve filo della melodia, gli sguardi mancati e sperati. I sospiri. Quante volte ho misurato le tue braccia immaginandoti grande, sognando il tuo sorriso dolce avvicinarsi alla fronte di un bambino. Ricordo, sul lieve filo di questa melodia, suono di parole che fanno male anche nel ricordo. Scivola la nostalgia nella polvere di foto lontane.
Sincera come lieve margherita, che vive sorridendo al giorno e chiude alla sua notte il cuore… Tal io innanzi a te mi pongo, offrendo i miei petali allo straziante gioco del dubbio …Si, m’ama… non m’ama.. e piango, perché il mio stelo non ha spine, né armoniosa eleganza ‘sì pur io vivo, istante dopo istante ancora… mentre, recisa ogni speranza, cado e tra le pagine di un libro vo segnando un ricordo senza odore portando