Quel velo placido del giorno
Togli quel velo placido del giorno, come una donna che si riposa libera dalle paure e dai timori di sguardi indiscreti. Così compari nella tua nudità fatta di silenzi e luci del mattino: una città da scoprire, offuscando i lampi innaturali di macchine fotografiche.
E’ questa la mia Firenze, la città che sonnecchia nel gelo del mattino, salutandomi con il sorriso delle statue che sembrano far capolino dagli angoli delle strade, quasi avessero trascorso la notte nascoste in quel buio secolare che dona loro l’eterna giovinezza.
La Firenze del silenzio: una città vuota di uomini e viva di fantasmi del passato. Magica nel suo cuore, nascosto agli occhi che si accontentano della lucentezza dei marmi.
Cammino avvolta da freddo tagliente, ma il calore del tempo che è passato mi riscalda della sua storia. Della “mia” storia. Vivo memorie altrui, volgo lo sguardo su personaggi lontani, finti alla mia mente, ma veri al desiderio.
Sto forse percorrendo il mio cammino sugli stessi e antichi passi di Dante o di Buonarroti? Nel pormi questa domanda il mio cuore accelera e per un istante mi sento testimone del tempo che, pur scorrendo veloce, pare fermarsi a donar panorami e quadri lontani, la risposta alle domande più intime della nostra esistenza.
Io vivo, Firenze, Io vivo il mio presente e il mio passato. Vivo quella parte di passato comune a chi mi ha voluto bene ed ha percorso queste stesse strade. Vivo il passato di chi non ho mai conosciuto ma che ha avuto i miei stessi ideali. Vivo il passato del mondo, camminando lungo medicei sentieri.
Quel velo placido del giorno lentamente ti avvolge, quasi un copricapo, e copre le dolci ciglia dallo sguardo indiscreto e irriverente del turista assetato dell’istante.
Come donna sembri fuggire ai primi rumori della vita quotidiana, ed io resto in attesa che giunga il tramonto.
Quando il sole muore, tuffandosi nell’Arno, torna il silenzio e il dolce canto della tua magia.